Saverio Rubino non è entrato nel mondo del vino per seguire un piano commerciale, ma spinto da un’urgenza intima dopo la perdita della madre, Santa Rita. Così, a grisì, piccolo borgo palermitano, è nato “la maestra”: un vino unico, realizzato in sole due annate, che custodisce un racconto personale piuttosto che cercare un mercato.


«Non potevo farne a meno – spiega rubino – non è stato un calcolo, ma un richiamo. Ho sentito che dovevo tornare alla terra per restituire qualcosa, e quella restituzione aveva il sapore del vino».
“La maestra”, rosso profondo da cabernet sauvignon, merlot e nero d’avola, porta nel nome e nel prezzo, 1949 euro, un tributo all’anno di nascita della madre. «un vino nato da una perdita, non da analisi di mercato. Dentro c’è rigore, lentezza, educazione, valori incarnati da mia madre: una maestra di scuola e di vita».
Rubino ha interrotto la produzione dopo due annate perché aveva detto tutto ciò che sentiva necessario. «non voglio trasformare la maestra in un’etichetta replicabile. Sarebbe un tradimento. È un vino raro non perché è poco, ma perché è vero, e la verità non si serializza». Grisì è il cuore pulsante del progetto: «una madre severa che non regala nulla ma restituisce tutto se ascoltata.


Mio bisnonno la scelse quando nessuno la voleva. Mio nonno ne fece una capitale del mosto. Grisì è l’unico luogo dove questo vino poteva nascere».
Saverio ha una visione radicale della produzione: nessuna routine, nessun automatismo. «ogni vendemmia è una domanda, ogni bottiglia una risposta. Se la terra non parla, io sto zitto. Se l’uva non chiama, non rispondo. Il vino deve venire da sé».


La sua scelta di vendere gran parte della terra non è stata un fallimento ma un atto di rispetto. «non potevo mantenerla come meritava. Ho lasciato andare, ma ciò che conta è rimasto: il nome, il gesto, il significato. Candela – santa rita oggi non è un’azienda, è una visione».
Alla provocazione di un esperto internazionale che considerava la sicilia inadatta ai grandi vini, rubino risponde con fermezza: «la sicilia non è un limite, è un confine da difendere. Qui il vino nasce dalla lotta e dal silenzio. Ha un’anima che altrove si è persa. Il valore non si misura in ettari blasonati, ma in verità versate nel bicchiere».
Oggi saverio rubino sceglie il silenzio, perché «chi vive la profondità del vino sa che ci sono cose che non si toccano con parole né con sorrisi velenosi. Nel silenzio c’è tutta la mia voce».
